L’Europa e l’Italia hanno da sempre costituito un punto di riferimento per i Paesi dell’area orientale e centrorientale. Tuttavia fu solo con il Congresso di Berlino (1878) e con i Trattati di Parigi(1918-1919) che l’Italia, nuovo Stato unitario, poté e dovette elaborare una propria linea di politica estera, specie nei riguardi della delicata realtà danubiano - balcanica. Il Paese si trovò a conciliare l’anima mazziniana e garibaldina, sostenitrice del principio wilsoniano di autodeterminazione dei popoli, con certe priorità di natura geostrategica, mosse dall’interesse ad acquisire un ruolo forte nello scenario della nuova Europa. Su tali direttrici si modella la costruzione dei rapporti con le popolazioni di Boemia, Moravia e Slovacchia. Il primo momento di attenzione italiana nei riguardi di esse è riconducibile alla formazione delle Legioni cecoslovacche , che durante il primo conflitto mondiale combatterono a fianco dell’esercito italiano e delle altre potenze dell’Intesa contro gli Imperi centrali. Da questa esperienza, il legame tra i due popoli, italiano e cecoslovacco, si consoliderà fino alla firma della Convenzione del 21 aprile, che costituì il riconoscimento indiretto da parte italiana del Consiglio Nazionale cecoslovacco di Parigi come governo cecoslovacco de facto, precedendo l’atto ufficiale dell’Intesa, del giugno 1918. Numerose altre occasioni nel corso della prima metà del Novecento contribuiranno a cementare i rapporti tra l’Italia e le popolazioni ceco-slovacche. Le vicende legate all’eroe nazionale Milan Stefanik hanno interessato la storiografia italiana per i numerosi contatti che egli ebbe con il nostro Paese durante il corso della sua vita di padre fondatore dello Stato cecoslovacco, fino all’episodio tragico e discusso della sua morte . Ugualmente fonte di ampio dibattito per la storiografia attuale di ieri e di oggi è la figura di monsignor Jozef Tiso, il sacerdote polacco che guidò la prima, controversa esperienza indipendentista slovacca sotto l’egida del Terzo Reich .

LA PROSPETTIVA ITALIANA SUI CECHI E SLOVACCHI TRA LE DUE GUERRE

LENZI F.R.
2011-01-01

Abstract

L’Europa e l’Italia hanno da sempre costituito un punto di riferimento per i Paesi dell’area orientale e centrorientale. Tuttavia fu solo con il Congresso di Berlino (1878) e con i Trattati di Parigi(1918-1919) che l’Italia, nuovo Stato unitario, poté e dovette elaborare una propria linea di politica estera, specie nei riguardi della delicata realtà danubiano - balcanica. Il Paese si trovò a conciliare l’anima mazziniana e garibaldina, sostenitrice del principio wilsoniano di autodeterminazione dei popoli, con certe priorità di natura geostrategica, mosse dall’interesse ad acquisire un ruolo forte nello scenario della nuova Europa. Su tali direttrici si modella la costruzione dei rapporti con le popolazioni di Boemia, Moravia e Slovacchia. Il primo momento di attenzione italiana nei riguardi di esse è riconducibile alla formazione delle Legioni cecoslovacche , che durante il primo conflitto mondiale combatterono a fianco dell’esercito italiano e delle altre potenze dell’Intesa contro gli Imperi centrali. Da questa esperienza, il legame tra i due popoli, italiano e cecoslovacco, si consoliderà fino alla firma della Convenzione del 21 aprile, che costituì il riconoscimento indiretto da parte italiana del Consiglio Nazionale cecoslovacco di Parigi come governo cecoslovacco de facto, precedendo l’atto ufficiale dell’Intesa, del giugno 1918. Numerose altre occasioni nel corso della prima metà del Novecento contribuiranno a cementare i rapporti tra l’Italia e le popolazioni ceco-slovacche. Le vicende legate all’eroe nazionale Milan Stefanik hanno interessato la storiografia italiana per i numerosi contatti che egli ebbe con il nostro Paese durante il corso della sua vita di padre fondatore dello Stato cecoslovacco, fino all’episodio tragico e discusso della sua morte . Ugualmente fonte di ampio dibattito per la storiografia attuale di ieri e di oggi è la figura di monsignor Jozef Tiso, il sacerdote polacco che guidò la prima, controversa esperienza indipendentista slovacca sotto l’egida del Terzo Reich .
2011
9788849829280
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14244/5296
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