Nel 1941, durante il periodo di confino, viene redatto da Ernesto Rossi (1897-1967) e Altiero Spinelli (1907-1986) il Manifesto di Ventotene , in cui si esalta la creazione di un’Europa unita e libera. Fra i movimenti di Resistenza dei vari Paesi europei matura la convinzione che, contro le degenerazioni della guerra, è necessario abolire la divisione dell’Europa in Stati nazionali e creare uno Stato federale . Già Luigi Einaudi (1874-1961), ponendosi nella scia di Benedetto Croce, all’indomani della prima guerra mondiale, aveva esaminato limiti della Società delle Nazioni, nata morta poiché “le federazioni di Stati sovrani sono impotenti” , invece di impedire le guerre, le fomentano. Riprendendo queste riflessioni nel secondo dopoguerra, Einaudi propone, per un’Europa smarrita ed incerta, l’ideale “della libertà contro l’intolleranza, della cooperazione contro la forza bruta” . Il nemico principale contro cui lottare è individuato nel mito della sovranità assoluta degli Stati e l’obiettivo è la realizzazione degli Stati Uniti d’Europa: i parlamenti dei singoli Stati devono rinunciare ad una parte della loro sovranità a vantaggio di un parlamento unico. È su questa base ideale e filosofica che nasce il federalismo europeo. Le posizioni del Manifesto di Ventotene e il federalismo si pongono in continuità con le riflessioni avvenute nell’ambito del pensiero democratico ottocentesco: quelle di Carlo Cattaneo (1801-1869), sostenitore di una soluzione federale europea come garanzia di libertà. L’aspirazione ad un’Europa dei popoli si ricollega idealmente al pensiero di Giuseppe Mazzini. L’unificazione europea si concretizza in seguito alla crisi dello Stato nazionale, conseguente agli eventi disastrosi dei due conflitti mondiali. Nel secondo dopoguerra il dibattito sulle forme istituzionali evidenzia tre principali posizioni in merito all’integrazione tra gli Stati membri. I confederalisti propongono una lega permanente di Stati che conservino però la loro sovranità. È un progetto di Europa che richiama i vecchi nazionalismi. I federalisti mirano alla costruzione di un’istituzione politica di democrazia europea. Il loro ideale è la creazione di una nuova società politica a livello sopranazionale, gli Stati Uniti d’Europa, che si devono costituire attraverso la convocazione di un’Assemblea costituente che elabora un patto federativo da presentare alla ratifica dei popoli europei. Da ultimi, i funzionalisti (tra gli altri, Mitrani) propongono di approfondire ed allargare la collaborazione fra gli Stati avviata durante la guerra; vogliono attuare meccanismi più incisivi di integrazione attraverso la cooperazione economica. Anche essi sono fautori di un’integrazione sovranazionale, ma attraverso una via graduale. Al loro interno però vi sono anche coloro che, come gli inglesi, ritengono necessario non un potere sovranazionale, bensì un’integrazione intergovernativa fra i Paesi europei.
Europeismo e Integrazione. L'europa dalla divisione all'allargamento
Lenzi F.R.
2008-01-01
Abstract
Nel 1941, durante il periodo di confino, viene redatto da Ernesto Rossi (1897-1967) e Altiero Spinelli (1907-1986) il Manifesto di Ventotene , in cui si esalta la creazione di un’Europa unita e libera. Fra i movimenti di Resistenza dei vari Paesi europei matura la convinzione che, contro le degenerazioni della guerra, è necessario abolire la divisione dell’Europa in Stati nazionali e creare uno Stato federale . Già Luigi Einaudi (1874-1961), ponendosi nella scia di Benedetto Croce, all’indomani della prima guerra mondiale, aveva esaminato limiti della Società delle Nazioni, nata morta poiché “le federazioni di Stati sovrani sono impotenti” , invece di impedire le guerre, le fomentano. Riprendendo queste riflessioni nel secondo dopoguerra, Einaudi propone, per un’Europa smarrita ed incerta, l’ideale “della libertà contro l’intolleranza, della cooperazione contro la forza bruta” . Il nemico principale contro cui lottare è individuato nel mito della sovranità assoluta degli Stati e l’obiettivo è la realizzazione degli Stati Uniti d’Europa: i parlamenti dei singoli Stati devono rinunciare ad una parte della loro sovranità a vantaggio di un parlamento unico. È su questa base ideale e filosofica che nasce il federalismo europeo. Le posizioni del Manifesto di Ventotene e il federalismo si pongono in continuità con le riflessioni avvenute nell’ambito del pensiero democratico ottocentesco: quelle di Carlo Cattaneo (1801-1869), sostenitore di una soluzione federale europea come garanzia di libertà. L’aspirazione ad un’Europa dei popoli si ricollega idealmente al pensiero di Giuseppe Mazzini. L’unificazione europea si concretizza in seguito alla crisi dello Stato nazionale, conseguente agli eventi disastrosi dei due conflitti mondiali. Nel secondo dopoguerra il dibattito sulle forme istituzionali evidenzia tre principali posizioni in merito all’integrazione tra gli Stati membri. I confederalisti propongono una lega permanente di Stati che conservino però la loro sovranità. È un progetto di Europa che richiama i vecchi nazionalismi. I federalisti mirano alla costruzione di un’istituzione politica di democrazia europea. Il loro ideale è la creazione di una nuova società politica a livello sopranazionale, gli Stati Uniti d’Europa, che si devono costituire attraverso la convocazione di un’Assemblea costituente che elabora un patto federativo da presentare alla ratifica dei popoli europei. Da ultimi, i funzionalisti (tra gli altri, Mitrani) propongono di approfondire ed allargare la collaborazione fra gli Stati avviata durante la guerra; vogliono attuare meccanismi più incisivi di integrazione attraverso la cooperazione economica. Anche essi sono fautori di un’integrazione sovranazionale, ma attraverso una via graduale. Al loro interno però vi sono anche coloro che, come gli inglesi, ritengono necessario non un potere sovranazionale, bensì un’integrazione intergovernativa fra i Paesi europei.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.