La dinamicità dei processi di sviluppo può essere difficilmente cristallizzata e rappresentata senza il rischio di essere banalizzata o di essere posta all’attenzione degli altri quando di fatto ha già operato delle modifiche a ciò che viene rappresentato e descritto. L'inclusione e vista come un processo continuo, potenzialmente infinito, di affermazione di valori inclusivi e di costruzione di culture e politiche inclusive capaci di sviluppare pratiche inclusive. È in quest’approccio dinamico, processuale e teso al miglioramento continuo che acquisisce particolare rilevanza la direzione verso cui andare e non sembra essere sufficiente una dichiarazione di intenti che veda l’inclusione come unico riferimento in quanto, seppur in contesti e pratiche dichiaratamente inclusivi, sono già stati evidenziati molti punti di criticità come: il fenomeno di micro-esclusione, quello di push e pull out, quello di bessizzazione della scuola e quello del ritorno a fenomeni di separazione. Uno dei valori ritenuti centrali per lo sviluppo dell’educazione inclusiva è l’equità il cui significato è magistralmente rappresentato dai ragazzi della Scuola di Barbiana quando dicono che “non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali”. L’adozione dell’equità come valore guida dell’azione didattica per l’inclusione, impone che le azioni siano intenzionalmente dirette verso questa direzione e verso tutte le sue conseguenti diramazioni e contestualmente esige che vengano abbandonate quelle direzioni che porterebbero i processi di sviluppo verso traguardi differenti da quelli dettati dall’equità.
Verso lo sviluppo di pratiche inclusive: l’atto intenzionale di progettare l’inclusione
Marianna Piccioli
2024-01-01
Abstract
La dinamicità dei processi di sviluppo può essere difficilmente cristallizzata e rappresentata senza il rischio di essere banalizzata o di essere posta all’attenzione degli altri quando di fatto ha già operato delle modifiche a ciò che viene rappresentato e descritto. L'inclusione e vista come un processo continuo, potenzialmente infinito, di affermazione di valori inclusivi e di costruzione di culture e politiche inclusive capaci di sviluppare pratiche inclusive. È in quest’approccio dinamico, processuale e teso al miglioramento continuo che acquisisce particolare rilevanza la direzione verso cui andare e non sembra essere sufficiente una dichiarazione di intenti che veda l’inclusione come unico riferimento in quanto, seppur in contesti e pratiche dichiaratamente inclusivi, sono già stati evidenziati molti punti di criticità come: il fenomeno di micro-esclusione, quello di push e pull out, quello di bessizzazione della scuola e quello del ritorno a fenomeni di separazione. Uno dei valori ritenuti centrali per lo sviluppo dell’educazione inclusiva è l’equità il cui significato è magistralmente rappresentato dai ragazzi della Scuola di Barbiana quando dicono che “non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali”. L’adozione dell’equità come valore guida dell’azione didattica per l’inclusione, impone che le azioni siano intenzionalmente dirette verso questa direzione e verso tutte le sue conseguenti diramazioni e contestualmente esige che vengano abbandonate quelle direzioni che porterebbero i processi di sviluppo verso traguardi differenti da quelli dettati dall’equità.File | Dimensione | Formato | |
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